11 LUGLIO 1995: IL DIRITTO ALLA VERITA’ E IL DOVERE DEL RICORDO

11 LUGLIO 1995: IL DIRITTO ALLA VERITA’ E IL DOVERE DEL RICORDO

Gennaio 20, 2021 0 Di ilariacagnacci

11 luglio 1995: il diritto alla verità e il dovere del ricordoBozza

L’11 luglio 2020 nel Cimitero Commemorativo di Potocari, alle porte di Srebrenica, si è tenuta la cerimonia in occasione del 25° anniversario del genocidio culminata con l’inumazione delle spoglie di 9 vittime i cui resti, completi e incompleti, sono stati ritrovati in una delle 70 fosse comuni identificate dalla fine della guerra. Ad oggi, solo 6643 vittime giacciono sepolte in questo luogo sacro, il numero totale di persone che hanno perso la vita sale infatti 8372, e molte, ancora troppe, mancano all’appello.

Il genocidio di Srebrenica, avvenuto nel luglio del 1995 in Bosnia Erzegovina, ha segnato una delle pagine più nere della storia recente, non solo dei Balcani ma dell’Europa intera. Ad oggi, infatti, il genocidio viene riconosciuto come il più grande massacro avvenuto in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Il crimine, commesso da parte dell’esercito della Republika Srpska, sotto il comando del generale Ratko Mladic  insieme all’unità paramilitare degli scorpioni, contro la comunità di bosgnacchi (o bosniaci musulmani) avvenuto sotto gli occhi dei caschi blu ha inoltre segnato uno dei più gravi fallimenti della comunità internazionale.

Nonostante questa tragedia abbia marcato indelebilmente la vita di queste persone tra un prima, un durante e un dopo la guerra tali eventi ancora oggi vengono contestati. Sebbene in questa parte del mondo si possa parlare liberamente in merito a quello che è accaduto, nei Balcani, le vittime di uno dei crimini più atroci che l’uomo possa commettere, ancora oggi non hanno un posto nella storia e la distanza tra storia ufficiale e memoria personale rimane ancora oggi incolmabile. Il diritto alla verità non riguarda solo le vittime e i loro familiari ma anche la società intera. In una società che vuole dirsi democratica ogni persona ha il diritto di raccontare la propria storia per due motivi essenziali: raccontare la propria storia significa esistere e, solo attraverso le storie raccontate come quella di Srebrenica, si comprende l’importanza di dover separare il giusto dallo sbagliato.

La memoria riguarda sì il livello individuale ma anche quello statale, la ‘memoria politica’ infatti equivale all’identità degli stati e questo è un aspetto molto rilevante soprattutto nel contesto dei Balcani dove, dopo più di vent’anni dalla fine delle guerre che hanno portato alla dissoluzione dell’ex-Jugoslavia, i Paesi devono ancora affrontare la pesante eredità del proprio violento passato. La narrativa sul passato può essere manipolata, se non negata, e memorie contrastanti possono anche ‘entrare in guerra’. A tal proposito, il caso bosniaco risulta particolarmente esemplare in quanto in uno Stato troviamo tre verità (bosgnacca, croata, serba) conflittuali tra di loro. In questo paese giovani ragazzi, futuri cittadini e futuri leader del Paese, ancora oggi vengono cresciuti in scuole a volte fisicamente divise su linee etniche e viene loro insegnato come riconoscere il nemico. In contesti come questo, le scuole, meccanismo fondamentale di ogni cultura e società, e i libri di storia diventano essi stessi armi che aiutano a creare e sostenere una particolare narrazione biografica attraverso l’attenta selezione di eventi, battute d’arresto, trionfi, miti e simboli.

La politica della memoria non è una cosa che riguarda solo il passato, è sempre qualcosa che riguarda un particolare progetto politico nel presente e nel futuro. Vedere personaggi politici fare campagna elettorale nei Balcani alimentando le divisioni, seminando l’odio tra le comunità e negando eventi come il genocidio di Srebrenica, secondo la vecchia regola ‘divide et impera’, è cosa ancora oggi cosa molto comune. Proprio pochi giorni fa, Il 10 luglio 2020, in Bosnia abbiamo assistito ad un atto politicamente, ed eticamente, disgustoso nei confronti di tutte le vittime e i loro familiari che da decenni si battono per il diritto alla verità e alla memoria. Il Consiglio dei ministri in Bosnia, infatti, non è riuscito a adottare una decisione per dichiarare l’11 luglio 2020, il 25 ° anniversario del genocidio di Srebrenica, un giorno di lutto poiché i ministri dell’Unione croata democratica della Bosnia (HDZ BiH) non hanno votato l’agenda.

La consapevolezza del proprio passato oggi nella regione risulta fondamentale non solo per contrastare la manipolazione e la negazione della verità ma anche per troncare il supporto a personaggi politici responsabili oggi di grave arretramento della democrazia nella regione. Fino a che non vengono poste le condizioni per affrontare il passato è molto difficile volgere lo sguardo al futuro e procedere nel cammino verso la riconciliazione. Seppur questo processo sia molto lungo e doloroso ancora più penoso è assistere e vivere sulla propria pelle crimini disumani e non avere nessun riconoscimento e nessun posto nella storia.

Nonostante queste enormi difficoltà Srebrenica non è solo vittime e genocidio, e questo è bene ricordarlo. Questa piccola cittadina pittoresca circondata dalle montagne infatti è piena di risorse e di storia. Ricchissima di minerali, in particolare argento da cui nasce il suo stesso nome – ‘Srebro’ in bosniaco significa argento  – è stata oggetto di numerose conquiste diventando un crocevia di culture. Inoltre, prima della guerra a Srebrenica il tenore e la qualità di vita erano tra i più alti nella ex Jugoslavia grazie anche alla ricca offerta di turismo: dalle sorgenti d’acqua minerale e le terme Guber, note al mondo per le loro proprietà curative, al lago Perućac e al territorio di caccia Sušica.

Srebrenica oggi è un luogo di vita, ma questo spesso purtroppo viene dimenticato. E’ un dovere per noi oggi ricordare e conoscere questa storia per poter riconoscere il male e impedire che questo si riproponga, ma, è altrettanto importante riconoscere l’incredibile forza e coraggio di tutte quelle persone che hanno deciso di ricostruire la propria vita su quelle macerie mandando un messaggio di speranza al mondo intero.

Ilaria Cagnacci – 12/07/2020 pubblicato su Il Blog di Amnesty International Perugia