ONU: L’ITALIA E’ RESPONSABILE DELLA STRAGE  DELL’11 OTTOBRE 2013

ONU: L’ITALIA E’ RESPONSABILE DELLA STRAGE DELL’11 OTTOBRE 2013

Gennaio 29, 2021 0 Di Ilaria Cagnacci

Dopo otto anni da quella che viene ricordata come la strage di bambini dell’11 ottobre 2013, una settimana dopo l’altra strage a Lampedusa,  che costò la vista a oltre 200 persone in acque maltesi il Comitato per i diritti umani dell’ONU finalmente si è espresso. Il ricorso era stato presentato da tre siriani e un cittadino palestinese sopravvissuti all’incidente e rappresentati dall’avvocato Andrea Saccucci. Si tratta di un verdetto storico dove il mancato soccorso da parte delle autorità italiane è stato definito come chiara violazione del diritto alla vita “L’Italia ha fallito, avrebbe dovuto tutelare il diritto alla vita di oltre 200 migranti, tra cui 60 bambini, che erano a bordo di un’imbarcazione salpata dalla Libia e affondata nel Mediterraneo nell’ottobre del 2013”.

COSA ACCADDE TRA IL 10 E L’11 OTTOBRE 2013

Il 10 ottobre 2013 all’una di notte il peschereccio salpò dal porto di Zuwarah. Poche ore dopo la partenza il peschereccio sovraccarico di persone venne colpito da raffiche di mitra da parte di miliziani su una motovedetta e l’imbarcazione incominciò ad imbarcare acqua, ci troviamo a 113 km a sud dell’isola italiana di Lampedusa e 218 km a sud di Malta. In seguito all’accaduto Mohanad Jammo, 44 anni e medico di Aleppo, decide di chiamare il numero italiano per le emergenze in mare raccontando dell’incidente e comunicando le coordinate della barca per il soccorso. Dopo ore di attesa interminabile alle ore 13 l’unica risposta da parte delle autorità italiane fu quella di inoltrare la richiesta alle autorità maltesi poiché l’imbarcazione al momento si trovava nella zona di ricerca e soccorso maltese. Passano altre tre ore. Alle 16 l’equipaggio dell’aereo ricognitore maltese King Air B200 in volo sopra il punto geografico dell’emergenza scopre che la Guardia costiera italiana ha tenuto nascosta la presenza di una nave italiana attrezzata per i soccorsi in mare: la Libra. A quel punto dal Kingar partono ordini di intervento, Malta in quella situazione rappresenta l’autorità di coordinamento e comando della missione di ricerca e soccorso in mare, ma la nave italiana continua ad ignorare le richieste e addirittura decide allontanarsi dal luogo dell’emergenza.

Nonostante la tragedia già annunciata e le chiamate sempre più disperate una motovedetta maltese si presentata sulla scena alle 17:50, la nave si era già capovolta. Solo a quel punto l’Italia decide di intervenire e la Libra giunge nel luogo della tragedia alle 18, cinque ore e 34 minuti dopo la prima telefonata ricevuta dal barcone.

Più di 200 persone di cui 60 bambini persero la vita.

“Il naufragio dei bambini” ricostruzione de L’Espresso

Il membro del comitato Hélène Tigroudja ha dichiarato che si è trattato di un caso complesso poiché “L’incidente è avvenuto nelle acque internazionali all’interno della zona di ricerca e soccorso maltese, ma il luogo era effettivamente più vicino all’Italia e ad una delle sue navi militari. Se le autorità italiane avessero diretto immediatamente la sua nave da guerra e le barche della guardia costiera dopo le chiamate di soccorso, i soccorsi avrebbero raggiunto la nave al più tardi due ore prima che affondasse “.

Il Comitato ha sollecitato l’Italia a procedere con le indagini al fine di perseguire i responsabili, ad oggi le richieste di archiviazione sono state già due di cui l’ultima l’agosto scorso respinta dal giudice del tribunale di Roma Paola della Monica.