RICORDIAMO GINO STRADA CHIEDENDO UN INTERVENTO PER LA SICUREZZA DEL POPOLO AFGHANO AFFINCHE’ QUESTA NON RIMANGA UN’INSOPPORTABILE RETORICA

RICORDIAMO GINO STRADA CHIEDENDO UN INTERVENTO PER LA SICUREZZA DEL POPOLO AFGHANO AFFINCHE’ QUESTA NON RIMANGA UN’INSOPPORTABILE RETORICA

Agosto 14, 2021 0 Di Ilaria Cagnacci

Circa 60mila persone, di cui la maggior parte bambini, sono fuggite da Kunduz e più di 17mila persone hanno lasciato il nord del paese, ormai in mano ai talebani, per rifugiarsi a Kabul. Francia, Paesi Bassi, Germania, Austria, Belgio, Danimarca e Grecia hanno deciso di sospendere i rimpatri di cittadini e cittadine afghane, questo dopo aver precedentemente chiesto di poter rispedire i profughi a Kabul perché la «situazione non è così grave». Questa decisione è avvenuta dopo anni e anni di rimpatri illegali in un Paese che era considerato ‘sicuro’ e dove abbiamo condannato la vita di migliaia donne e uomini, tra cui anche minori non accompagnati (qui un rapporto di Amnesty International – Italia per rinfrescarci la memoria https://www.amnesty.it/rimpatri-forzati-afghanistan-le…/). Entro il 31 agosto gli USA ritireranno tutte le truppe e tutti gli internazionali e i signori della guerra sono scappati a gambe levate abbandonando il Paese in una situazione infernale. Ieri è mancato Gino Strada, tutti lo abbiamo in qualche modo incontrato e conosciuto o di persona o attraverso le sue parole e con molto dolore abbiamo appreso della sua scomparsa. Ci sono diverse cose che desidero e mi aspetto dopo aver letto tutti quei post e quegli articoli: che quel cordoglio non rimanga ipocrisia (da parte di tutti noi, non solo da parte della politica come già ha sottolineato Riccardo Noury sul Fatto Quotidiano, quella stessa politica che osteggiava e tutt’oggi osteggia chi salva vite e chi si batte per l’universalità dei diritti umani, come Gino Strada faceva), che tutti noi iniziassimo a chiedere ai nostri governi di non abbandonare il popolo afghano e di garantire alle persone la possibilità di cercare sicurezza, indipendentemente dal loro status, che il nostro Paese la smetta di esportare armi perché esportare armi significa esportare la guerra e gli unici a guadagnare sullo scempio afghano sono state le grandi industrie belliche, che ci mettessimo in testa che questo problema è un problema che tocca tutti noi perché se i talebani occuperanno l’intero paese questa sarà una vittoria incredibile per l’estremismo islamico che di certo non si arresterà. Facciamolo pensando anche a tutte quelle donne che verranno condannate a una condizione di sottomissione sotto il regime negando loro la scelta sui propri corpi e sulla loro vita.

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